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Cuore e Sport: perché controllarsi può salvare la vita

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Cuore e Sport: perché controllarsi può salvare la vita
Intervista alla Dottoressa Simona Boarin –  cardiologa esperta in cardiologia dello sport   Fare sport fa bene, a tutte le età. Ma lo sport, soprattutto se praticato in modo regolare e intenso, richiede attenzione, soprattutto per il cuore. Cuore e Sport: perché controllarsi può salvare la vita! Ne parliamo con la Dottoressa Boarin, cardiologa con una lunga esperienza ospedaliera e una forte specializzazione nella cardiologia dello sport, disciplina che studia il cuore degli atleti — amatori e professionisti — per garantire una pratica sportiva in sicurezza.

Come nasce la sua passione per la cardiologia?

«All’inizio del mio percorso universitario non sapevo ancora cosa avrei voluto fare», racconta la dottoressa Boarin. «Poi mi sono innamorata dello studio della fisiologia: capire come funziona il nostro corpo. La cardiologia, che unisce fisiologia e ragionamento clinico, è stata una scelta naturale.» Dopo la specializzazione all’Università degli Studi di Milano e un’esperienza alla prestigiosa Mayo Clinic negli Stati Uniti, la dottoressa ha lavorato per molti anni in ospedale, gestendo urgenze cardiologiche ma coltivando sempre una passione specifica: le cardiomiopatie e l’imaging cardiaco.

Cosa sono le cardiomiopatie e perché è importante riconoscerle negli sportivi?

Le cardiomiopatie sono malattie del muscolo cardiaco, spesso di origine genetica. «Grazie a tecnologie come la risonanza magnetica cardiaca — spiega Boarin — oggi possiamo studiare in dettaglio i tessuti del cuore e riconoscere queste patologie anche quando non danno ancora sintomi evidenti.» E questo è fondamentale per chi fa sport: alcune cardiomiopatie possono aumentare il rischio di aritmie pericolose o di morte improvvisa, soprattutto nei giovani atleti. «Individuarle per tempo permette di prevenire tragedie e orientare la persona verso un’attività fisica sicura.»

Cos’è la cardiologia dello

È la disciplina che valuta il cuore dell’atleta — continua la dottoressa — per distinguere ciò che è un normale adattamento allo sport da segnali di possibili patologie.» Un cuore “allenato” può avere alterazioni elettrocardiografiche o morfologiche (cioè nella forma) che non vanno confuse con le malattie. «Ecco perché — sottolinea Boarin — non basta fare un’ecografia basandoci su parametri standard: l’esame va interpretato alla luce dello sport praticato. Ogni sport incide in modo diverso sul cuore «Quando visito un paziente sportivo chiedo sempre: che sport fai? Quante volte a settimana ti alleni? Da quanto tempo?» Perché non è la stessa cosa correre, sollevare pesi o giocare a tennis. • Gli sport di resistenza (come maratona o ciclismo) modificano il cuore in un certo modo. • Quelli di forza (pesi, body building) in un altro. • Gli sport misti (come il tennis o il calcio) combinano entrambi gli effetti. «Non basta dire “sono sportivo” — avverte Boarin — bisogna capire che tipo di sportivo.»

Sportivi sì, ma in sicurezza

Anche chi ha avuto un problema cardiaco e vuole tornare a fare attività fisica può farlo, ma con i giusti controlli. «Il cardiologo può essere una figura chiave per impostare un’attività sicura anche in chi ha già avuto eventi cardiovascolari.» E lo stesso vale per chi si avvicina allo sport in età adulta. «Dai 35 anni in su, il rischio cardiaco cambia: entrano in gioco le malattie delle coronarie, l’aterosclerosi, e va valutata la salute delle arterie.»

Perché lo screening cardiologico può salvare vite

In Italia, gli atleti agonisti devono sottoporsi ogni anno a uno screening medico-sportivo per ottenere il certificato di idoneità sportiva. Anche però chi non necessita di un certificato è bene che si sottoponga dei controlli. Bastano pochi esami: una buona anamnesi, un elettrocardiogramma fatto da chi sa interpretarlo nel contesto sportivo, e — se serve — approfondimenti come ecocardiogramma o risonanza. «Questo protocollo, nato negli anni ’80 all’Università di Padova, ha dimostrato di abbattere drasticamente il rischio di morte improvvisa nei giovani sportivi.»

Morte improvvisa nello sport: si può prevenire davvero?

«Purtroppo, il rischio zero non esiste», ammette la dottoressa. «Alcune condizioni si manifestano solo nel tempo, o in modo molto sottile.» Ma una buona prevenzione può fare moltissimo. Non solo salvare vite, ma anche proteggere le famiglie. «Molte cardiomiopatie sono ereditarie — conclude — per questo è importante non sottovalutare mai una morte improvvisa in famiglia. Parlare con un cardiologo può cambiare il destino di chi è ancora sano, ma portatore silenzioso di una patologia.»  
 

Cos’è la risonanza magnetica cardiaca (Cardio-RM)?

È un esame diagnostico non invasivo che utilizza un campo magnetico e onde radio per ottenere immagini dettagliate del cuore. A differenza di un’ecografia, la cardio-RM permette di studiare in profondità i tessuti del muscolo cardiaco, identificando eventuali infiammazioni, cicatrici, o alterazioni strutturali tipiche delle cardiomiopatie. È particolarmente utile per capire se un cuore “da sportivo” è sano oppure nasconde una patologia. 📌Non è dolorosa, non richiede radiazioni e in molti casi può fare davvero la differenza nella diagnosi precoce.
 

Sport e cuore: quando è il momento di fare un controllo?

Anche se ci si sente in forma, ci sono segnali che non vanno mai ignorati: • Stanchezza insolita durante l’attività fisica • Palpitazioni o battiti irregolari • Dolore al petto anche lieve • Senso di svenimento o vertigini • Familiarità per eventi cardiaci improvvisi In tutti questi casi, un controllo cardiologico può essere il miglior alleato per continuare a fare sport in sicurezza. 📌Ricorda: lo sport è salute, ma solo se praticato con consapevolezza!   Articolo a cura del Dottoressa Simona Boarin