Estratto della diretta di lunedì 22 marzo, con protagonista, insieme naturalmente a Maurizio, il Dr. Marco Fravisini, Medico Chirurgo specializzato in Ortopedia, con particolare riferimento alla chirurgia del ginocchio.
La distorsione al ginocchio può verificarsi sia negli sportivi che in una persona che passeggia tranquillamente in strada.
Il trauma distorsivo al ginocchio, soprattutto in ambito sportivo, è diventato una delle patologie più ricorrenti. La prima azione da mettere in pratica è effettuare l’anamnesi interrogando il paziente sul meccanismo traumatico. Dopodiché c’è l’esame obiettivo che chiarisce cosa sia accaduto.
In sede di diagnosi, è importante osservare il ginocchio, fare attenzione ad un eventuale stato di tumefazione o dolore alla palpazione. Le armi del medico sono il primo strumento per comprendere ciò che è successo. A seguire si comincia con i test meniscali e di instabilità per eseguire una diagnosi più appropriata.
Dopo il trauma, è importante mettere l’arto a riposo, apporre ghiaccio e ragionare su un blocco soprattutto in casi di instabilità. È chiaro che una visita specialistica è fondamentale insieme ad esami strumentali. Il primo da effettuare è una radiografia, soprattutto in presenza di trauma ad alta energia o contusivo, in quanto l’osso è sempre prioritario per bloccare un’articolazione in caso di piccola frattura.
La risonanza magnetica è un esame da prendere in considerazione, quando si evidenziano caratteristiche cliniche importanti o se c’è dolore che non passa ed è refrattivo a qualsiasi terapia.
La TAC può essere indicata se c’è un interessamento osseo importante.
Molto spesso si fa confusione fra rottura e lesione del legamento o del menisco. È complesso fare una distinzione soprattutto in acuto, ciò che conta è il discorso clinico.
Se si nota un’instabilità e una rotazione positiva in occasione dei test, siamo di fronte ad un ginocchio instabile. Se abbiamo di fronte un’atleta, l’approccio è più aggressivo con possibilità di trattamento chirurgico per una risoluzione definitiva del problema.
Nel caso dei menischi, invece, si ha sempre più una tendenza ad una sutura meniscale e alla conservazione degli stessi non operandoli. Il primo motivo è di natura biomeccanica. L’asportazione anche di un solo pezzo di menisco crea degli evidenti sovraccarichi all’articolazione e alla cartilagine del ginocchio. Sovraccaricare un ginocchio e non proteggerlo più con il menisco, può creare nel tempo un’artrosi secondaria.
La funzione di assorbimento e protezione del menisco è fondamentale per il ginocchio. Le frequenza negli anni ’80 con cui venivano asportati i menischi, ha portato ad una popolazione artrosica molto evidente.
Nel momento in cui si decide il trattamento da effettuare, è sempre importante considerare che ogni lesione è personale ed ogni paziente ha una propria storia.
Il recupero dell’atleta deve essere molto controllato. Chi ha provato ad accelerare i tempi, è andato incontro a problemi e recidive. Le tempistiche sull’agonismo si sono allungate. Si riesce a recuperare benissimo sul quotidiano, ma il discorso sportivo richiede un’incorporazione del legamento crociato del ginocchio che è biologica.
Esistono metodi per cercare di velocizzare il processo di recupero tramite trattamenti di piastrine e fattori di crescita. La biologia, in ogni caso, richiede dai sei ai nove mesi per una ripresa idonea. Accelerare a quattro – cinque mesi il recupero, dopo un a ricostruzione di un legamento crociato, comporta dei rischi.
In un intervento del ginocchio, soprattutto se si tratta di legamento crociato anteriore o menisco, è importante la fisioterapia, anche prima dell’operazione chirurgica per rendere più veloce e agevole la riabilitazione. Questo discorso vale soprattutto per la ricostruzione del legamento crociato.
L’utilizzo dell’acqua e la riabilitazione propriocettiva sono concetti fondamentali nel decorso riabilitativo.
Dr. Marco Fravisini
Medico Chirurgo Specializzato in Ortopedia e Traumatologia Sportiva