La tenosinovite stenosante, nota anche come “dito a scatto” o morbo di Notta dal nome di colui che per primo diede una descrizione della patologia nel 1850, è una patologia dei tendini flessori delle dita che provoca uno schiocco doloroso durante la flessione classificato come un processo infiammatorio a carattere cronico o degenerativo. Interessa i tendini flessori delle dita della mano e le corrispettive guaine e pulegge, solitamente la puleggia A1. Nonostante sia valutato come una problematica della mano lieve, ha un impatto ad ampio raggio sul funzionamento delle mani, sulle attività quotidiane e sulla qualità della vita.
Nelle dita, le pulegge danno vita a dei canali fibrosi all’interno dei quali scorrono tendini, trattenendoli vicino alle ossa al fine di ottenere il movimento di flessione delle dita.
La fisiopatologia alla base del dito a scatto è data dall’impossibilità dei tendini flessori di scorrere regolarmente sotto la puleggia A1, in quanto nella guaina tendinea si forma una zona di rigonfiamento o ispessimento denominata nodulo. Il tendine, ogni volta che deve attraversare la puleggia vicina a tale rigonfiamento, è schiacciato con conseguente dolore e una sensazione di scatto nel dito corrispondente che può avvenire in flessione o in estensione. Quando il tendine scatta, dando vita al tipico “click”, produce ulteriore irritazione e gonfiore dando vita così ad un circolo vizioso che sostiene la stessa infiammazione e stenosi della guaina. Molto spesso il dito si blocca in flessione e diventa difficile e molto doloroso eliminare la deformazione.
Il “dito a scatto” di solito interessa più frequentemente le donne fra i quaranta e i sessant’anni Una causa potrebbe esser l’età (valida anche per i maschi): con l’invecchiamento il corpo perde la capacità di sintetizzare il collagene. I tendini, quindi, sono oggetto di indebolimento risultando più soggetti a patologie infiammatorie.
La patologia raramente può essere congenita o perinatale, in questo caso prende il nome di “dito a scatto congenito del bambino”, interessando bimbi nei primi mesi di vita a livello del pollice, che appare bloccato in flessione. L’anulare e il dito medio sono le altre dita possibilmente coinvolte.
Nella maggior parte dei casi, la problematica compare spontaneamente senza causa apparente andando ad incidere perlopiù sulla mano dominante, definita come “idiopatica”. Vi sono anche dei fattori di rischio come: microtraumi dei tendini flessori della mano; sovraccarico funzionale per movimenti di presa ripetitivi; malattie come artrite reumatoide, diabete, gotta, morbo di Dupuytren, problemi tiroidei; sesso ed età.
Manifestazioni cliniche
Il “dito a scatto” può interessare un solo dito nella mano, di solito il pollice, terzo o quarto dito o coinvolgere, in maniera minore, anche più dita contemporaneamente. Fra le manifestazioni cliniche vi è: un nodulo sottocutaneo palpabile sul tendine flessore, in corrispondenza dell’articolazione metacarpo-falangea, nella zona della puleggia A1 ispessita; difficoltà a muovere le dita e dolore al risveglio; blocco di uno o più dita in posizione flessa; sensazione di scatto durante un movimento di flesso-estensione, a livello dell’articolazione interfalangea prossimale delle dita o interfalangea del pollice; calore, formicolio e gonfiore delle dita della mano coinvolta.
Diagnosi
La diagnosi si fonda essenzialmente sull’esame clinico e a seguire strumentale.
Per verificare la presenza della patologia, è possibile far stringere il pugno al paziente e facendo estendere poi completamente le dita, ottenendo un blocco transitorio in flessione e poi lo schiocco in estensione.
La palpazione profonda in sede palmare sovente rivela la presenza di un nodulo che si muove durante il movimento del dito. A volte la palpazione sul decorso del canale digitale può cagionare dolore e svelare un semplice processo infiammatorio del tessuto sinoviale che circonda il tendine e che viene chiamato “tenosinovite”. In questo caso il movimento del dito può avvenire con un senso di crepitio ma senza “scatto”.
È possibile effettuare anche indagini strumentali per una diagnosi completa. L’imaging è una guida adatta per stabili la gravità della malattia, identificare la causa sottostante e stabilire la gestione appropriata.
Un’ecografia muscolo-tendinea del palmo della mano è determinante in numerosi casi per dare diagnosi, permettendo un’accurata valutazione statica e dinamica del dito a scatto, soprattutto nelle fasi iniziali ed in previsione di un trattamento chirurgico, oltre che utile come guida per trattamento infiltrativo.
Un RX della mano risulta indicata invece per escludere cause ossee al blocco dello scorrimento dei tendini.
Trattamento
Ogni trattamento deve essere correlato in base alla gravità e durata della patologia ed alla scelta del paziente. Il dito a scatto, se non trattato resta come un disturbo doloroso oppure, in caso di blocco dell’articolazione, potrebbe verificarsi una rigidità permanente. Il fine del trattamento è eliminare l’infiammazione ed il “click” o blocco del dito ripristinando il normale movimento.
Esiste un trattamento cosiddetto conservativo che prevede: il riposo; la fisioterapia portando il dito coinvolto in estensione, ripetendo l’operazione per circa dieci volte; il ricorso ad ortesi o splintaggio di blocco delle articolazioni delle dita, per mantenere il dito in posizione estesa; assunzione di farmaci antinfiammatori per via sistemica nelle fasi iniziali come analgesici; iniezione di corticosteroidei con anestetici locali nella guaina del flessore o sottocutanea.
Nelle terapie fisiche come laserterapia o tecarterapia, crioterapia svolgono un ruolo sinergico, ma se non funzionano il trattamento infiltrativo con cortisonico può esser valido per tentare di evitare l’intervento chirurgico con effetto purtroppo variabile.
Nelle fasi avanzate e più acute, il trattamento chirurgico diventa risolutivo scongiurando il progressivo danneggiamento dei tendini.
Dr. Maurizio Radi
Fisioterapista – Osteopata